Il Fantasma dell'Opera

Il Fantasma dell’Opera – recensione artistica

“Nel sonno egli mi cantò, nei sogni egli venne, quella voce che mi chiama e che pronuncia il mio nome E sogno ancora, perché ora ho scoperto che il Fantasma dell’Opera è lì, nella mia mente…”

le parole di Christine s’intrecciano fondendosi con commovente passione con quelle di Erik il Fantasma in un’unica voce che si alza nell’aere fantasmagorico di uno dei musical più amati di tutti i tempi, fortemente suggestivo in ogni sua parte. E’ perfetta anche l’incastonatura lirica all’interno del Teatro di Sua Maestà, Her Majesty’s Theatre.

“Di notte venne a me, nel sogno mio La voce dentro me, perduto oblio” Christine è attirata dal suo lato oscuro, l’ammaliante musica da lui creata, esaltata dalla voce che brucia d’intenso ardore, la attrae verso di lui. Lui ne è consapevole “Notte nera che ti avvolge adesso Tinte tetre, sei in mio possesso…” La follia s’impossessa di Christine la quale, inconsapevolmente, si fa condurre dal Fantasma nei sotterranei del teatro fin nella camera da letto “…persa in me ti avrò, Folle scorre velenosa ebbrezza, Dammi, ama, prendi ogni carezza…”.

E’ esausta, vorrebbe essere salvata ma nessuno è pronto a farlo e in pieno delirio è tentata di cedere al fremente desiderio di lui “Non abbiamo che il fuoco in noi, come un mare al mio corpo intrecciarti, a me nei miei sogni per sempre avvinghiarti…”.

Ah, quanti milioni di persone ha avvinto quest’opera negli ultimi quindici anni, tra rappresentazioni teatrali e cinematografiche! In realtà ciò succede da più di un secolo, da quando Gaston Leroux, avvocato, giornalista e scrittore di romanzi noir e di avventura, plasma l’immagine di un orribile fantasma che con l’insinuante magnetismo della sua musica cerca di insidiare la virtù della più affascinante interprete di una compagnia teatrale dell’Operà di Parigi.

E’ noto il grande appeal dell’amore: da quando l’essere umano ha scoperto che con quattro parole ben ispirate si porta il pane a casa, numerosi artisti si sono cimentati in questo piacevole e fruttuoso soggetto. “Il Fantasma dell’Opera” tuttavia, è molto più di questo, è passione pura esaltata all’ennesima potenza, con tutto quello che inevitabilmente ne scaturisce: pena, sofferenza, tormento, percettibili tra le note, all’inizio sussurrate e poi in un vivace crescendo innalzate alla più alienante disperazione.

Essere spettatori di questo musical è un’esperienza estremamente inebriante che non lascia spazio alla noia, ma tiene con il fiato sospeso fino allo struggente epilogo dell’ultimo atto. (I versi citati sono tratti dalla trasposizione cinematografica in lingua italiana).

A Londra, in occasione della festività di Halloween che anima tutto il mese di ottobre, non è inusuale scorgere tra la gente che affolla la città qualche fantasma dell’opera, ma non si tratta di un’allucinazione – suscitata dal fervore romantico del capolavoro di Leroux in armonia con la maestria musicale di Lloyd Webber – quanto piuttosto della voglia di celebrare l’occulto incarnando uno dei personaggi più appassionanti ma allo stesso tempo più oscuri che abbiano mai ispirato “…immensi sogni ardenti…”.

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